L'acqua di Roma


Di acqua si è da sempre parlato, detto e scritto tanto. Lo si è fatto da ogni angolazione possibile: scientifica, poetica, storica, religiosa, economica, politica.

Per questo nella pubblicazione “L’acqua di Roma” è stato necessario fare delle scelte, consapevoli del fatto che moltissimo altro si potrebbe scrivere su questo tema.

La scelta è stata quella di trattare il tema acqua in un luogo e in un tempo: Roma nel 2018, ma, per farlo, serve andare molto più lontano, tanto nello spazio, quanto nel tempo.

Il capitolo 1 “l’acqua nel mondo” vuole dare uno sguardo al mondo, perché l’acqua che esce dai nostri rubinetti non è slegata dai cicli e dagli eventi globali, così come questi ultimi sono anche i risultati dei nostri comportamenti quotidiani.

Nel capitolo 2 “da dove viene l’acqua di Roma?” si restringe il campo, che rimane comunque molto più ampio dei confini cittadini, dove l’acqua sgorga dopo un viaggio più lungo di quello compiuto attraverso gli acquedotti. In queste pagine vengono introdotti concetti e informazioni sul contesto idrogeologico in cui la città di Roma è inserita, indispensabili per comprendere la relazione tra città e ambiente.

Ma l’acqua a Roma è anche storia, tanta, molta di più di quella che è stato possibile riassumere nel capitolo 3, nel quale si ripercorre la storia dell’approvvigionamento idrico della città, dai grandi acquedotti della Roma antica fino alle ultime opere moderne.

Con il capitolo 4 si arriva all’attualità: quella che viviamo e quella che periodicamente occupa le pagine dei giornali. In queste pagine si cerca di andare un po’ più a fondo di termini come “crisi idrica”, “disastro ambientale”
o “gestione efficiente”, partendo da dati numerici e servendosi di pubblicazioni tecniche che spesso rimangono ad uso esclusivo degli “addetti ai lavori”.

Questo breve excursus sull’acqua di Roma non poteva che concludersi con alcune note positive contenute nel capitolo 5: suggerimenti, pratiche, esempi realizzati per una gestione sostenibile delle risorse idriche. Perché farlo è possibile, se cittadini e istituzione fanno la propria parte, e se si è capaci di mettere da parte gli interessi privati a favore del bene pubblico.