martedì 7 dicembre 2010

Nel Lazio arsenico e vecchi interessi


il manifesto 7 dicembre 2010 di Andrea Palladino 
ROMA. La macchina fumante delle emergenze e delle leggi speciali sta scaldando i motori. La decisione della Commissione europea di non accettare più deroghe per gli alti limiti di arsenico in 128 comuni d'Italia - con in prima fila la regione Lazio - sembra aver colto impreparato il governo. Eppure i limiti di legge sul massimo contenuto del metallo cancerogeno sono in vigore dal 2001. Nove anni affrontati con deroghe ed emergenze, la stessa risposta che ancora oggi ministero della Salute e regioni stanno preparando.
Il governatore della Regione Lazio Renata Polverini ha annunciato che tra poche settimane verrà individuato un commissario straordinario, pronto a firmare ordinanze con i poteri della protezione civile, saltando, cioè, buona parte dei controlli. Ma forse alla Polverini sfugge che dal 2005 la sua regione ha già affidato la questione ad un commissario con superpoteri.
È un ingegnere di origine salernitana, ma romanissimo dal punto di vista professionale. Si chiama Massimo Sessa, ex assessore all'ambiente della giunta di centrodestra che ha guidato la provincia fino al 2004. Amico e collega di Angelo Balducci, dirige da diverso tempo la terza commissione dei lavori pubblici al Ministero delle Infrastrutture. Per le varie emergenze acqua nella zona a sud di Roma - dove è l'alto livello di arsenico oggi a preoccupare - ha gestito un budget ultramilionario, più di 100 milioni di euro amministrati con i poteri di deroga che Berlusconi gli ha affidato e rinnovato anno dopo anno dal 2002 in poi. È lui che avrebbe dovuto risolvere «l'emergenza» degli alti valori di arsenico, vanadio e fluoruro nella zona dei Castelli romani, prima che la catena delle deroghe venisse interrotta in sede europea. Ed è lui che ancora oggi ha in mano la regia, potendo procedere con urgenza, saltando gare d'appalto, vincoli ambientali e altri impedimenti. Il suo mandato scadrà solo nel 2011.Sicuramente Massimo Sessa negli ambienti romani è ben introdotto. Il suo nome spicca tra le migliaia di pagine dedicate agli affari della cricca di Balducci e Anemone, a quel sistema gelatinoso che avvolgeva - secondo i magistrati di Firenze - l'ambiente degli appalti legati ai grandi eventi e al business della protezione civile. Basta ricordare le risate notturne di un gruppo di imprenditori, mentre L'Aquila tremava, per capire di cosa parliamo.
Un commissario straordinario ha poteri negati al momento ai sindaci che si trovano a gestire l'emergenza. Può ordinare «in deroga a tutte le leggi», espropriare con una sola firma, affidare lavori di decine di milioni senza perdere tempo in gare d'appalto. Per questo la figura di un commissario straordinario dovrebbe, come si dice, essere al di sopra di ogni sospetto.
Secondo le intercettazioni del Ros dei carabinieri Massimo Sessa avrebbe avuto con Acea - il gestore dell'acqua della provincia di Roma, dove una decina di comuni da anni si trovano a fronteggiare alti livelli di arsenico - rapporti che andavano ben oltre la sua funzione di commissario. La cricca di Balducci sentiva il fiato sul collo degli investigatori. Era la fine dello scorso gennaio, con frenetiche telefonate verso quella che poi si scoprirà essere la talpa del gruppo, Camillo Toro, figlio dell'ex procuratore aggiunto di Roma. È in questo contesto che i carabinieri si interessano anche a Sessa, vero trait d'union con Acea, la società dove Camillo Toro lavorava. Quello che il gruppo chiamava «il pupo» aspirava ad ottenere un contratto migliore con la società romana che gestisce il sistema idrico integrato nell'intera provincia, promettendo in cambio informazioni sulle indagini. Nei rapporti del Ros, oltre a Sessa, compaiono i nomi dei più alti funzionari Acea, contattati più volte dall'avvocato Edgardo Azzopardi - amico della famiglia Toro - interessato insieme a Massimo Sessa a trovare una degna sistemazione al figlio del procuratore in Acea. Nessuno, però, risulterà poi indagato, neanche Sessa.
Leggendo le carte dell'inchiesta appare chiaro come il commissario straordinario per l'emergenza idrica nei comuni a sud di Roma avesse rapporti stretti e di fiducia con il gruppo. Quando il 30 gennaio 2010 Angelo Balducci convoca una riunione urgentissima, dove, secondo il Ros, viene lanciato l'allarme sulle indagini sempre più strette, Massimo Sessa è presente. È un incontro ristrettissimo, delicato, dove Balducci farà il punto della situazione, dove vengono riportate le informazioni confidenziali di Camillo Toro, dopo aver spento tutti i cellulari. Una riunione che avveniva mentre da Bruxelles si faceva capire all'Italia che di altre deroghe i commissari non ne volevano sapere. Ma in quelle ore, forse, il commissario straordinario Sessa era preso da altre emergenze.Cinque anni di poteri straordinari, milioni di euro affidati ad Acea, consulenze pagate generosamente, mentre oggi nei Castelli romani migliaia di persone fanno la fila davanti alle cisterne di acqua potabile.