FUORI I PROFITTI DAI BENI COMUNI!
SI AI REFERENDUM!
Strali di indignazione vengono lanciati da ogni dove sulle quasi 2000 nuove assunzioni clientelari effettuate da ATAC SpA (trasporto pubblico locale) ed AMA SpA (igiene ambientale e rifiuti) dall’insediamento, nell’agosto 2008 della nuova Giunta Alemanno.
Una vera e propria parentopoli, cartina di tornasole del degrado della democrazia e dell’utilizzo di clan dei soldi pubblici e dei beni comuni.
Ma quello che più colpisce nelle dichiarazioni di chi denuncia lo scandalo, di chi invoca la magistratura, di chi chiede (sacrosante) dimissioni è l’attenzione alla bulimia e non al sistema nutrizionale : ciò che colpisce è la quantità, la pervicacia, l’esagerazione, mai il modello.
Basterebbe porre invece l’attenzione su due elementi per capire dove stia il difetto.
Il primo elemento è che nessuna Procura della Repubblica potrà portare a termine, se non con l’archiviazione, qualsiasi indagine in merito : ATAC e AMA sono infatti Società per Azioni, ovvero soggetti privati che, in quanto tali, in merito alle assunzioni possono comportarsi come meglio credono. Non era questa “semplificazione” uno dei motivi sbandierati positivamente per l’avvento delle SpA, ovvero la fine dei burocratici concorsi pubblici?
Il secondo elemento si desume dall’arrampicata sugli specchi che il Sindaco Alemanno –noto escursionista nel tempo libero- sta tentando per allontanare da sé ogni ombra di scandalo.
Dichiara infatti a più riprese che il Comune non c’entra nulla, che ATAC e AMA, ancorché a totale capitale pubblico, sono aziende private con rispettivi Consigli di Amministrazione.
Rendendo, involontariamente, il re finalmente nudo : non esiste alcun controllo pubblico su soggetti giuridicamente privati che operano all’unico scopo di produrre profitti.
E se ciò vale per ATAC e AMA, che sono SpA a totale capitale pubblico, cosa bisogna ricavarne rispetto ad ACEA SpA (acqua ed energia) che è addirittura per il 49% a capitale privato e collocata in Borsa? Non basta sapere che la bonifica dell’acqua contaminata dall’arsenico conta meno dei lauti dividendi distribuiti in questi anni agli azionisti?
Forse qualcosa è ora più chiaro : sono le SpA ad aver sottratto beni comuni, soldi e democrazia alle cittadine e ai cittadini.
Se ne vadano –subito!- i partecipanti alla grande abbuffata, ma non per sostituirli con nuovi protagonisti in attesa ai margini della tavola imbandita.
Se il difetto sta nel manico è li che bisogna intervenire : acqua, rifiuti e trasporto pubblico sono beni comuni che devono tornare nella piena disponibilità, gestione e controllo delle popolazioni che abitano il territorio. Per una questione di democrazia. E di possibilità di futuro.
Come chiede il movimento per l’acqua con i tre quesiti referendari, il primo dei quali si oppone –guarda il caso- anche alla privatizzazione della gestione dei rifiuti e del trasporto pubblico locale.
Marco Bersani (Attac Italia)