mercoledì 9 ottobre 2013

Il Comune di Roma non riesce a garantire il diritto all'acqua: ancora distacchi dell'acqua a chi rispetta il referendum


Per la seconda volta in un mese cittadini e attivisti dell'acqua pubblica hanno chiesto in Aula Giulio Cesare un intervento urgente dell'amministrazione capitolina nei confronti della sua “controllata” Acea Ato2 in merito all'ennesimo distacco idrico.
Da più di due giorni le 12 famiglie di Via d'Aste, tra cui anziani, bambini piccoli, e due inquilini in condizioni di disabilità, si trovano senz'acqua semplicemente per aver pagato il servizio nel rispetto della legge e della volontà popolare, decurtando dalla bolletta la voce "remunerazione del capitale", abrogata dai referendum di giugno 2011. L'azienda idrica “romana”, unica in Italia, ha evidentemente deciso di rispondere con i distacchi alla campagna di "obbedienza civile" lanciata dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua dopo la vittoria referendaria.
Per il governo capitolino però né il possesso del 51% delle quote di Acea, né il ruolo di amministratore della città sembrano essere sufficienti per garantire il rispetto di due fondamentali diritti: il diritto all'acqua e il rispetto della democrazia, nonostante la mozione (n. 25) approvata lo scorso 12 settembre in cui si legge testualmente “l'Assemblea di Roma Capitale impegna il Sindaco e la sua Giunta ad intervenire con un atto politico ed efficace sulla questione dei distacchi idrici per morosità, affinché Acea Ato2 cessi una pratica lesiva di un diritto umano;”.
La necessità di un atto politico forte è stata messa in evidenza nei giorni scorsi dalle stesse dichiarazioni della dirigenza di Acea proprio in risposta ad una lettera del Sindaco: «Se la società è quotata in Borsa, è obbligo di legge degli amministratori perseguire l’interesse degli azionisti», concetto più o meno ripreso da Suez SpA, secondo socio privato di Acea. E i cittadini? Evidentemente vengono molto dopo nella scala di priorità di Acea SpA, e le centinaia di distacchi in atto nella città lo dimostrano.
Cos'altro serve al Sindaco Marino e a tutta l'amministrazione capitolina per comprendere che la scelta di campo che li attende è sempre più netta e necessaria? Devono decidere se stare dalla parte dei cittadini e dei diritti o dei privati e dei loro profitti!
Da parte nostra ricordiamo che la strada per il rispetto dei diritti e della volontà dei cittadini romani è già stata indicata con la proposta di ripubblicizzazione di Acea, unica strada per rimettere al centro dell'attività di Acea l'interesse dei cittadini.
Nel frattempo, al condominio di Via d'Aste, continua la privazione di un diritto fondamentale.
Fino a quando? E' la domanda che lasciamo aperta per il Sindaco, e per tutta la città.

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