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lunedì 1 febbraio 2016

La fusione tra AceaAto2 e Acea Ato5 può attendere, urgente invece garantire il flusso idrico vitale a tutti i cittadini!



Oggi una delegazione del Coordinamento Romano Acqua Pubblica ha partecipato ad un incontro con il Sub-commissario Bruno Spadoni, con delega alle partecipate di Roma Capitale, in merito alla proposta di fusione tra Acea Ato2 e Acea Ato5, rispettivamente soggetti gestori dell'acqua nella provincia di Roma e di Frosinone.

Una fusione sulla quale i comuni della provincia di Roma sono chiamati ad esprimere un parere nella prossima conferenza dei sindaci, lunedì 8 febbraio, nonostante Acea Ato2 avesse provato a comprimere i tempi decisionali a 30 giorni, con una lettera datata 23 dicembre, trascorsi i quali si sarebbe avvalsa del “silenzio-assenso” dei comuni.

Una proposta di fusione che forse il management di Acea vuol far passare come una mera riorganizzazione societaria, ma che presenta una serie di elementi di criticità, sui quali lo stesso Sub-Commissario Spadoni ha affermato di non essere informato. Affermazione preoccupante, dato che nel suo ruolo rappresenta l'azionista di maggioranza di Acea SpA, e che il suo voto nella conferenza dell'8 febbraio ha un peso maggiore di quello di tutti gli altri comuni!

Nell'incontro di oggi, e nella lettera in calce inviata a tutti gli enti locali dell'Ato2, si sottolineano gli elementi critici più macroscopici, primo fra tutti la messa in mora da parte dei sindaci dell'Ato5 del gestore ACEA ATO 5 S.p.A. per inadempienze contrattuali e l'avvio della procedura di risoluzione del contratto.

Già solo questo elemento evidenzia come sia necessario che i comuni abbiamo più tempo per approfondire gli aspetti tecnici e le ripercussioni in termini di servizio per i cittadini di un'operazione di fusione con un'azienda appena messa in mora!

Ma sono in campo anche altri elementi, come la qualità degli investimenti fatti in Provincia di Roma, la sanzione di 1,5 milioni di euroappena imposta dall'Antitrust ad Acea Ato2 per pratiche commerciali scorrette, il percorso di una legge regionale che sta definendo nuovi ambiti territoriali e sul quale sono previste due interrogazioni consiliari per mercoledì 3 febbraio...

Tutto mette in luce come un “gradimento” a questa operazione sarebbe più un atto di fede nei confronti del management di Acea, che una valutazione consapevole di merito, e come il Commissario Spadoni avrebbe tutti gli elementi per sospendere i termini di una decisione che sicuramente supera la “gestione ordinaria” cui i commissari sono preposti.

Su un aspetto è invece necessario agire con urgenza: la garanzia del diritto all'acqua attraverso la regolamentazione del rapporto con gli utenti morosi. Un aspetto sul quale gli amministratori saranno chiamati ad esprimersi l'8 febbraio, votando il nuovo regolamento di utenza, nel quale il Commissario Spadoni si è impegnato a far inserire la clausola della garanzia del flusso minimo vitale anche in caso di morosità, come previsto dal Collegato ambientale.

Un impegno importante, cui siamo certi seguirà altrettanto impegno nel prendere tutto il tempo necessario alla valutazione della proposta di fusione, nonostante l'evidente “fretta” di Acea.


Roma, 01 Febbraio 2016.

Coordinamento Romano Acqua Pubblica



venerdì 15 gennaio 2016

Sulla gestione dell'acqua serve trasparenza e democrazia NO alla fusione Acea Ato 2 - Acea Ato 5


Oggi una delegazione del Coordinamento Romano Acqua Pubblica si è presentata, senza invito, presso la sede della Segreteria Tecnica Operativa dell'Ato 2 per chiedere spiegazioni al responsabile, Ing. Piotti, in merito all'istanza di fusione tra Acea Ato 2 S.p.A. e Acea Ato5 S.p.A., ricevuta dalla STO lo scorso 23 dicembre.

In particolare è stata sottolineata la gravità della mancata trasmissione, da parte della STO, di tale istanza ai sindaci degli oltre 100 comuni interessati che, di fatto, sono stati tenuti all'oscuro di tale progetto. Non convincente la risposta in merito da parte dell'Ing. Piotti, che ha addotto la necessità di raccogliere ulteriore documentazione sulla proposta di fusione, prima di trasmettere tale comunicazione ai sindaci. Unica controparte politica informata è la Città Metropolitana, nella persona del Vicesindaco Alessandri, che si è guardato bene dal comunicare con i suoi colleghi sindaci dell'Ato 2.

Un'inerzia non neutrale, poiché la lettera di Acea Ato 2 contiene il termine di 30 giorni, dopo il quale varrà il silenzio assenso al progetto di fusione.


L'ing. Piotti ha affermato che il termine dei 30 giorni "dovrebbe" essere sospeso, in virtù di una lettera inviata da Alessandri ad Acea Ato 2 lo scorso 30 dicembre, alla quale però non esiste risposta scritta da parte dell'azienda. Ha anche assicurato la prossima convocazione della conferenza dei sindaci, nella quale discutere anche la questione della fusione, dopo aver pubblicato sul sito della STO tutti i documenti e i materiali utili in merito. Materiali che i sindaci o loro rappresentanti dovrebbero studiarsi in meno di una settimana, senza avere il tempo di un confronto non solo con le proprie comunità, ma probabilmente nemmeno con i consigli comunali.

Ma anche il valore democratico della conferenza dei sindaci è, in questo momento storico, più debole che mai. In tale assemblea è infatti il voto del Comune di Roma a pesare più di tutti gli altri messi insieme, evidenziando un insopportabile squilibrio nel potere decisionale, ancor più evidente oggi, quando il Comune di Roma sarà rappresentato da un sub-commissario, probabilmente Spadoni, che, senza essere stato eletto da nessuno, dovrebbe prendere una decisione che coinvolge tutti i cittadini della provincia di Roma, probabilmente senza conoscere affatto la materia.

Crediamo che questo vada ben oltre la gestione ordinaria commissariale! 

Per tutti questi motivi ci sembra evidente che i sindaci dell'Ato 2 debbano opporsi alla proposta di fusione, e debbano anzi rivendicare il proprio ruolo nelle decisioni in merito alla gestione del servizio idrico, proprio come stabilito dalla legge regionale 5/2014 sulla gestione pubblica dell'acqua nel Lazio. Una legge che la Regione Lazio ha il dovere di rendere attuativa... a meno che non voglia essere mero strumento in mano agli interessi speculativi di Acea SpA.

Roma, 15 gennaio 2016.

Coordinamento Romano Acqua Pubblica

giovedì 14 gennaio 2016

Acea SpA alla conquista dell'acqua del Lazio, con la complicità della Regione e di Roma città Metropolitana


Acea SpA è sempre più determinata ad accaparrarsi l'affare milionario della gestione del servizio idrico in centro-sud Italia, con la complicità silente delle istituzioni, Regione e città metropolitana in primis, che invece dovrebbero rispettare la volontà popolare che ha detto chiarimento no alla gestione privata dell'acqua.

L'ultima mossa dell'azienda di Piazzale Ostiense è arrivata sotto l'albero di Natale: una lettera, datata 23 dicembre contenente l'istanza di fusione tra Acea Ato2 e Acea Ato 5, rispettivamente gestori del servizio idrico delle provincie di Roma e Frosinone.

Rispetto a questo gli oltre 200 Enti Locali interessati non ci risulta siano stati nemmeno informati: è il privato che decide, i consigli comunali e i cittadini non contano!

I 30 giorni di tempo entro i quali deve essere valutata la proposta scadono il 22 gennaio, dopodiché la proposta sarà considerata accettata per "silenzio assenso".

Quindi chi non ha informato i sindaci, cioè la Segreteria Tecnico Operativa dell'Ato 2 e la Città metropolitana di Roma nella persona del Vicesindaco Mauro Alessandri, ha compiuto una scelta chiara: un silenzio tutto a favore di Acea SpA.

Pensiamo invece che siano proprio le comunità locali a dover dire la loro, in linea con la legge regionale 5/2014 sulla ripubblicizzazione del servizio idrico nel Lazio, una legge che va in direzione opposta alle grandi fusioni che piacciono ad Acea S.p.A. Una legge sulla cui applicazione la giunta regionale è gravemente inadempiente, non avendo ancora portato in discussione la proposta sulla ridefinizione degli ambiti di bacino. Anche in questo caso un immobilismo non neutrale, tutto a beneficio di Acea SpA.

Questa proposta di fusione contrasta apertamente con le battaglie che comitati, cittadini e Enti Locali, a partire dal referendum sull'acqua pubblica, hanno intrapreso in questi anni.

La vita e la salute dei cittadini, il destino dei territori, il controllo democratico dei cittadini e delle autonomie locali sono solo un dettaglio da liquidare, come insegnano le leggi della Toscana e della Campania in cui, non ai cittadini, ma agli stessi sindaci è riconosciuto - e solo a qualcuno di loro – un mero diritto di tribuna.

ACEA S.p.A., controlla già i gestori della Toscana e dell'Umbria e oltre alla fusione di ACEA ATO 2 ed ACEA ATO 5, vuole acquistare Acqualatina e punta ad assumere la gestione dell'ATO 1 di Viterbo.

Noi crediamo che sull'acqua le mire finanziarie di una società che ha come unico scopo il profitto non devono passare e chiamando i Sindaci alla rivolta, intendiamo affermare la più dura opposizione dei cittadini a questa proposta.

Roma, 14 Gennaio 2016.

Coordinamento Romano Acqua Pubblica