Erano tre anni che aspettavamo di vedere una proposta della
Regione Lazio per la definizione degli Ambiti di Bacino Idrografico (ABI),
entro i quali promuovere un rinnovato modello pubblico di gestione del servizio
idrico integrato.
Sono, infatti, scaduti da tre anni i termini per
l’attuazione della Legge regionale n. 5 del 2014 intitolata “Tutela, governo e
gestione pubblica delle acque”, legge di iniziativa popolare presentata da
numerosi enti locali e comitati di cittadini e votata all’unanimità in
Consiglio Regionale nel lontano marzo del 2014.
In questo arco di tempo non siamo stati a guardare, abbiamo
sollecitato e stimolato ripetutamente la Giunta Zingaretti e l’Assessore
Refrigeri, a cui è delegato il governo dell’acqua nel Lazio.
Dopo un anno dall’approvazione della L.R. n. 5/2014,
preoccupati per il ritardo già accumulato, ci siamo sostituiti nuovamente
all’amministrazione e abbiamo elaborato una proposta di legge attuativa
regionale che includeva la delimitazione dei nuovi Ambiti, in sostituzione
degli attuali e inefficaci Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), e la definizione
della Convenzione di cooperazione tipo, attraverso la quale organizzare il
nuovo servizio idrico integrato.
Tale proposta è stata raccolta e sottoscritta da diversi
Consiglieri regionali di maggioranza e opposizione e presentata ufficialmente
al Consiglio (P.d.L. n. 238/2015). Da allora non è stata mai discussa e nemmeno
calendarizzata perché doveva essere prima osservata dalla Commissione Ambiente
che, fuorviata dai messaggi che arrivavano dalla Giunta, è rimasta in attesa di
una contro-proposta della Giunta stessa da confrontare e discutere
contemporaneamente. Ciò non è mai avvenuto.
Iniziative pubbliche, incontri con l’Assessore, presidi in
Regione, proteste, mobilitazioni, comunicati stampa e tanto altro non hanno
avuto grandi risultati finora e temevamo quindi di non vedere ormai più il
completamento del quadro normativo prima delle imminenti prossime elezioni
regionali.
Ci abbiamo riprovato comunque nel corso dell’ultimo
Consiglio Regionale di novembre dove, di fronte all’ennesimo tentativo di
sviare e perdere altro tempo, abbiamo minacciato di rioccupare la sede
consiliare. Ci ha convinto a soprassedere l’invito di Refrigeri ad un nuovo
incontro tenutosi qualche giorno dopo, il 1° dicembre.
In questo appuntamento la Giunta Zingaretti ha “scoperto”
finalmente le carte, mostrando una proposta di 6 ambiti, 5 dei quali molto
simili agli attuali ATO, mentre il 6°, a cavallo tra le provincie di Roma e
Frosinone, collega artatamente i Simbruini ai Colli Albani.
Bene, ci siamo detti subito, almeno abbiamo sventato il
tanto temuto ATO unico che in altre regioni d’Italia ha spianato la strada alle
multinazionali che dall’acqua traggono immensi profitti in cambio di servizi di
qualità inadeguata e con costi sproporzionati per i cittadini, esautorati da
ogni potere di controllo, così come gli enti locali.
Guardando bene la proposta ci siamo resi conto però della
evidente inosservanza dei principi stabiliti dalla Lr n. 5/2014 per la
definizione dei nuovi ambiti. Manca infatti quel collegamento forte con i
bacini idrografici, unico modo per garantire una reale tutela e gestione
sostenibile della risorsa idrica che nell’estate passata abbiamo ancor più compreso
quanto sia preziosa.
La proposta che ci è stata illustrata addirittura taglia i
bacini idrografici, in particolare l’Aniene, con il tranello dell’ATO 6, e il
Sacco. Per entrambi, i comitati locali si sono spesi fortemente in questi anni
per arrivare ad un’autonomia rispetto agli attuali ATO, con un dispendio di
energie che questa proposta vanifica in pieno.
La nostra Proposta di legge (Pdl n. 238/2015), che delineava
19 ambiti, non è stata minimamente presa in considerazione, né dal punto di
vista della pluralità degli ambiti né della loro geometria. Ci aspettavamo un
numero di ambiti inferiore, ma quanto meno risultante da un accorpamento
ragionato dei nostri 19 ambiti. Nulla da fare, hanno probabilmente prevalso gli
interessi sullo sfruttamento dell’acqua piuttosto che quelli della democrazia,
della partecipazione e della sostenibilità.
Sarà forse per questo che la proposta di Refrigeri e della
Giunta Zingaretti continua a chiamare i nuovi ambiti con la sigla ATO invece
che ABI, rimettendo in extremis ai Sindaci la possibilità di cambiarla ben
sapendo che non sarà possibile convocare 378 consigli comunali entro dicembre?
A che gioco sta giocando la giunta Zingaretti?
Ormai la legislatura Zingaretti volge al termine e sul
fronte ambientale, in generale, e dell’acqua, in particolare, non si sono fatti
quei passi in avanti che si promettevano in campagna elettorale e nei primi
mesi di governo. Anche il nuovo Piano di Tutela delle Acque della regione,
adottato un anno fa, non riesce a vedere la sua approvazione definitiva e
nemmeno momenti di confronto pubblico.
Eppure, la sua concreta attuazione comporterebbe la
possibilità di eliminare le tante forme di inquinamento ancor oggi presenti e
di sanare le insostenibili modalità di sfruttamento e utilizzo dell’acqua, in
gran parte derivata senza concessione come nel caso del Peschiera-Le Capore,
che non tengono conto delle quantità di risorsa a disposizione e dei bilanci
idrici. Obiettivi che passano per forza anche per la gestione dei servizi
idrici, ma che evidentemente hanno dei costi che i gestori dei servizi non
vogliono sostenere, per non vedere ridotto il loro tornaconto.
La Giunta Zingaretti vuol far finta di cambiare qualcosa,
non cambiando proprio nulla in realtà, anzi peggiorando una crisi idrica che
non può certo essere definita una “calamità naturale”, ma solo l’effetto di una
incapacità gestionale dettata da inadempienze amministrative, forse volute per
favorire ben altri interessi.
I cittadini del Lazio sapranno attribuire stavolta le vere
responsabilità.
Coordinamento
Regionale Acqua Pubblica Lazio