Avevamo visto giusto
all’assemblea dei soci ACEA del 29 Maggio ovvero quando abbiamo
posto quesiti specifici sul progetto del nuovo potabilizzatore delle
acque del Tevere.
Ai primi di Luglio diverse testate hanno confermato
la volontà dell’azienda di dissetare i romani con l’acqua dello
storico fiume. Il primo potabilizzatore è stato realizzato a
Grottarossa a fine 2018 e potrebbe soddisfare le esigenze di 350.000
romani e romane, ma ora ACEA fa le cose in grande. Ne progetta un
altro 5 volte più grande, in grado di coprire 1.750.000 romani e
romane. Sommando il potabilizzatore di Grottarossa con quello in
progettazione, dunque, nei prossimi anni almeno 2 milioni di
cittadini e cittadine potrebbero un giorno bere l’acqua del Tevere.
Alcuni particolari però
forse sono sfuggiti alla dirigenza ACEA: la categoria di
classificazione delle acque del Tevere è inferiore, secondo
l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) del
Lazio, al livello A3 (il livello più basso per qualità delle
acque). A questo deficit già noto si aggiunge una sospetta moria
dei pesci che, a partire, da fine Maggio è visibile a tutta la
cittadinanza: prima nel tratto del fiume che va da Castel Sant’Angelo
a Ponte Marconi e, più recentemente, all’altezza del Ponte
Margherita e nei pressi del ponte Vittorio Emanuele II. Probabile che
la causa siano concentrazioni insolitamente alte di residui di
pesticidi, oggetto di un’istanza al Presidente della Regione N.
Zingaretti ed al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa da diverse
associazioni ambientaliste.
Le preoccupazioni sono
tante e provenienti da molte fonti. Anche noi, come Coordinamento
Romano Acqua Pubblica, lo siamo ed è per questo che chiediamo
trasparenza e mai parola fu più calzante nel caso in specie. Abbiamo
appena inviato la richiesta di accesso ai dati che certifichino
l’idoneità al consumo umano delle acque del “biondo”
Tevere e la partecipazione al tavolo tecnico istituito presso il
Garante del Servizio Idrico della Regione Lazio.
Detto ciò, una domanda,
la solita, va rivolta ad ACEA e alla giunta Raggi in quanto socio di
maggioranza: “piuttosto che spendere decine di milioni per
realizzare potabilizzatori delle acque di uno dei fiumi più
inquinati d’ Europa, perché non investire nel risanamento della
rete idrica “colabrodo”, recuperando così altrettanti metri cubi
di acqua di sorgente attualmente sprecata?”
Roma,
22 Luglio 2020.
Coordinamento
Romano Acqua Pubblica