Mentre la Regione rischia il commissariamento, 26 comuni ricorrono al Tar contro il gestore unico e lo Sblocca Italia.
Ieri
mattina, presso la sede dell'Anci Lazio, sono stati presentati i
ricorsi al Tar promossi da 26 comuni del Lazio per l’annullamento delle
diffide della Regione Lazio a cedere le infrastrutture idriche al
gestore unico.
Gli
Avvocati Angelo Annibali, Alberto Floridi e Andrea Ruffini hanno
illustrato i principi dell'azione legale che, pur partendo da un livello
locale, presenta impatti potenziali a livello nazionale, chiamando in
causa anche la disciplina comunitaria.
I
ricorsi, in primis, contestano il contrasto tra le diffide inviate ai
comuni dalla Regione Lazio e la Legge Regionale 5/2014 "Tutela, governo e
gestione Pubblica delle acque", con la quale la Regione si è impegnata a
ridefinire i nuovi Ambiti di bacino e i relativi Enti di Governo,
azione da considerarsi preliminare rispetto all'imposizione ai Comuni a
cedere le proprie infrastrutture idriche. Un passaggio quantomai
urgente, dato che da fonti ministeriali giunge la notizia di un
imminente commissariamento se la Regione Lazio rimarrà inadempiente
sulla definizione dei nuovi Ambiti. Per evitarlo comitati e sindaci
hanno presentato da mesi un testo di legge all'Assessore Refrigeri,
tradotto nella proposta consiliare n°238, che rappresenta un'alternativa
possibile e coerente ma che, attualmente, langue in VI Commissione.
La
Regione Lazio è invece “puntuale” nell'esigere dai Comuni gli
adempimenti previsti dallo Sblocca Italia, motivo per cui l'azione
legale affronta anche la normativa nazionale. Nel ricorso, primo caso in
Italia, si formulano infatti eccezioni di costituzionalità sull'art. 7
dello "Sblocca Italia" sotto un duplice profilo: sulla idoneità dello
strumento del decreto legge, poichè secondo i ricorrenti difettano i
presupposti di estrema urgenza dichiarati dal Governo; e sul rispetto
del riparto delle competenze legislative tra Stato e Regione.
Sempre
l'art.7, riguardo all'obbligo di affidamento del servizio idrico al
gestore unico, viene inoltre rimesso al giudizio innanzi della Corte di
Giustizia UE per la valutazione della compatibilità con l’art. 106 del
Trattato. Le modalità di scelta del gestore cui affidare il servizio
idrico, così come emergono dallo Sblocca Italia, entrano infatti nel
merito delle caratteristiche del “nuovo” gestore cui i comuni devono
affidare il servizio limitando, di fatto, la concorrenza e configurando
un aiuto di stato a quelle poche imprese private che possiedono le
caratteristiche indicate.
In secondo luogo - ma
non meno importante - viene contestata l’idoneità di Acea ATO 2 S.p.A.,
per i comuni della Provincia di Roma e di Talete S.p.A., per quelli del
Viterbese, riguardo alla conformità all’ordinamento comunitario degli
attuali affidamenti sollevando, anche in questo caso, un tema scottante
che riguarda anche altre multiutilities italiane. Nel caso di Talete
S.p.A. viene meno anche il criterio di “efficienza ed economicità”,
obbligando I comuni ad entrare in una gestione ormai fallimentare.Tra i rappresentanti dei comuni presenti sono intervenuti quello di Montalto di Castro, di Civitavecchia e di Corchiano, ricordando come questa azione legale abbia profonde radici politiche, intrecciate con la difesa dei beni comuni e del territorio locale, in un momento in cui tali valori sono ogni giorno sotto attacco.
Valori che sono stati al centro della vittoriosa battaglia referendaria del 2011, della quale ricorrerà il quarto anniversario il prossimo 12-13 giugno.
Un anniversario che vedrà, ancora una volta, i comitati in prima fila a difesa di quel risultato.
Roma, 20/5/2015
Coordinamento Regionale Acqua Pubblica Lazio