Probabile che i vertici di Acea SpA non seguano le previsioni del tempo, o vivano costantemente circondati dall'aria condizionata, sta di fatto che nonostante il caldo che infiamma l'aria della capitale proseguono i distacchi idrici nei confronti di centinaia di famiglie.
Una violazione di un diritto umano resa ancora più odiosa e pericolosa per la salute pubblica con le temperature estive. Una violazione alla quale i vertici Acea costringono gli stessi lavoratori delle aziende cui è appaltato il servizio: spesso precari contrattati a "cottimo".
Ed è proprio dall'unione degli interessi di lavoratori e utenti che emerge la necessità di un cambio radicale nella gestione del bene comune acqua: se l'acqua è un diritto riconosciuto dall'ONU, non è agli indici di mercato che possono essere affidate le scelte della sua gestione.
Per questo il Comune di Roma, in quanto maggior azionista ma anche garante della salute dei cittadini, deve finalmente opporsi a questa violazione sistematica, seguendo l'esempio di altre decine di sindaci, attraverso un'ordinanza sindacale anti-distacchi.
Un gesto dovuto da parte del neo-sindaco Virginia Raggi, ma anche un auspicabile primo passo per l'apertura di un tavolo sulla ripubblicizzazione del ramo idrico di Acea, in sintonia con la volontà espressa da oltre un milione e mezzo di romani nel 2011.
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