Ieri sera l'assemblea
capitolina ha approvato la delibera che contiene la messa in vendita
delle quote azionarie comunali di Acea Ato2 ad Acea holding, insieme
ad altre 27 società partecipate, mettendo nello stesso calderone i
servizi essenziali e i poltronifici.
In nome della
“razionalizzazione” e del risparmio ad ogni costo il Consiglio
comunale ha scelto di uscire dalla gestione diretta dell'acqua di
Roma, perdendo, tralaltro, 2 milioni di utili all'anno, contro i 12
milioni “una tantum” che la vendita comporterà. Tra soli 6 anni,
l'operazione sarà dunque in perdita.
Una scelta quindi non
solo poco lungimirante, ma ulteriormente pericolosa perchè spiana la
strada all'operazione di fusione delle gestioni del centro italia
sotto il logo di Acea S.p.A. Una gigantesca opera di
finanziarizzazione dell'acqua che inizia proprio con l'acquisizione
da parte della holding delle quote dei singoli comuni, confinando
quindi enti locali, lavoratori e utenti ad un ruolo sempre più
secondario.
Una scelta opposta e
contraria a quella fatta da oltre un milione di romani con il voto
referendario del 2011. Una
gestione pubblica, trasparente e partecipata sarebbe infatti
senz'altro più vicina agli interessi dei cittadini e dei lavoratori
dell'azienda: una gestione che reinvesta totalmente gli utili nel
servizio, che non ricorra all'odiosa pratica del distacco idrico per
massimizzare i profitti, che non abbia a cuore gli indici di borsa,
ma la salute dei cittadini. Cittadini che, lo ricordiamo, attraverso
le bollette sostengono interamente il costo del servizio idrico,
comprensivo dei profitti che finiscono in tasca ai privati.
Ed
è proprio sul profitto di pochi e ricchi privati che il Comune
potrebbe intervenire per far fronte a quella "mancanza di soldi"
utilizzata come giustificazione per la vendita della città: una
patrimoniale comunale sulle grandi ricchezze immobiliari,
progressività delle imposte comunali, lotta all'evasione fiscale e
ricontrattazione del debito con banche e CDP.
Queste le strade praticabili per un'alternativa che tuteli i diritti
di cittadini e lavoratori.
Per questo cittadini e
comitati per l'acqua pubblica non si stancheranno di lottare contro
la privatizzazione dell'acqua e dei servizi pubblici, attraverso
tutti gli strumenti democratici ancora agibili in questa città, ma
anche attraverso l'autorganizzazione dal basso contro i distacchi e
gli abusi di Acea SpA.
24 marzo 2015
Coordinamento romano
acqua pubblica