Mentre
il nuovo scandalo di Mafia Capitale continua a mostrare la vera faccia
di un'amministrazione comunale clientelare e corrotta che fa di ogni
emergenza sociale un'occasione per fare affari, la tanto invocata
"legalità" - sbandierata in primis dalla gestione prefettizia di
Gabrielli - continua ad imporsi alle realtà che a Roma si
autorganizzano, dimostrando che la qualità e la differenza delle
pratiche di autogoverno attive sul territorio non sono tollerate in
quanto vero ostacolo tra la città e la sua trasformazione all'insegna
della rendita e della speculazione.
Oggi
più che mai si fa evidente il paradosso: illegale è quindi chi
costruisce tessuto sociale, cultura e welfare dal basso, e a sanzionare
questa "illegalità diffusa" è un'amministrazione comunale che mostra la
sua incompatibilità con le esigenze concrete di chi la abita e di chi se
ne occupa. Un sistema che produce precarietà, impoverimento,
segregazione, corruzione e speculazione che può essere arginato solo
attraverso l'implementazione di nuove pratiche del comune, nuove
relazioni solidali, modalità inedite di mutualismo dentro la crisi, di
riappropriazione della decisione sui territori, di risorse e servizi, di
difesa e moltiplicazione degli spazi sociali.
"Né pubblico, né privato: comune!" Ne abbiamo fatto la nostra parola d'ordine perché vogliamo partire dall'evidenza che gestione pubblica e privata costituiscono, ormai, due facce della stessa medaglia. Come spazi e laboratori sociali di Roma crediamo sia necessario imporre una svolta al pericoloso tentativo di "riscrittura" delle nostre città. Un tentativo che non tocca soltanto gli spazi sociali ma coinvolge la società tutta. Non ultimo il mondo dell'associazionismo e della cooperazione sociale, dove la produzione di "precari" posti di lavoro è barattata con una mera esecuzione asettica di politiche di salvaguardia delle emergenze piuttosto che di risoluzione effettiva.
Abbiamo
la necessità di interpretare e condividere ciò che avviene nella
società ed articolare una risposta che non sia mera retorica antagonista
mirata all'autoconservazione dell'esistente, ma che rimetta al centro
la questione di chi decide in questa città. Sentiamo l'esigenza di
valorizzare collettivamente, attraverso la scrittura di un Carta, le
esperienze di autogestione, perché non è lo spazio delle istituzioni
pubbliche quello che ci interessa, né tantomeno la sterile resistenza
agli attacchi che riceviamo in totale continuità con i processi attivi
sulla città, ma l'allargamento e la costruzione di nuovi spazi
decisionali, nuova cooperazione sociale, nuova organizzazione di
indipendenza in grado di diventare un'opzione credibile di risposta alla
miseria che ci circonda.
Per
questo invitiamo tutte le realtà che articolano un ragionamento sulla
cooperazione e l'indipendenza, che sperimentano forme di lavoro senza
padroni, che producono in una dinamica autogestita e nel mutualismo, che
praticano la solidarietà attiva tra soggetti sociali, che operano nel
mondo della cultura e del lavoro cognitivo sfruttato e deregolamentato,
che si battono contro le speculazioni, contro le privatizzazioni e per i
beni comuni, per il diritto all'abitare, per la difesa del territorio e
dell'ambiente, per i diritti nel mondo del lavoro, a un confronto
pubblico sulla città e sulle vite di chi la abita, e che, oggi più che
mai, ci dobbiamo riprendere!
Assemblea pubblica 20 Giugno Ore 17
Stay tuned!!
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